La leggenda dei draghi scacciati dall’Isola di Orta San Giulio


Narra la leggenda che, attorno alla seconda metà del IV secolo d.C., San Giulio e suo fratello San Giuliano, fuggiti dalla città greca di Egina in seguito alle persecuzioni nei confronti dei cristiani, trovarono ospitalità presso la corte dell’imperatore Teodosio.

È lì che fecero voto di diffondere il verbo di Cristo in tutto il mondo promettendo di edificare ben 100 chiese.

Giunti sulle sponde del lago d’Orta i due rimasero letteralmente incantati di fronte a quello che appariva come un semplice scoglio, decidendo di erigere proprio lì la centesima chiesa.

C’era però un particolare non trascurabile: l’isolotto era infestato da temibili draghi e mostruosi serpenti che terrorizzavano la popolazione della riva.

È per questo che nessuno dei barcaioli di Orta si rese disponibile a traghettare i due santi e fu a quel punto che San Giulio ebbe un’intuizione: distese un lungo drappo rosso sull’acqua, il suo mantello, e navigandolo come fosse una zattera compì il breve tragitto.

Si racconta che non appena il santo mise piede a terra i mostri, in un colpo solo, fuggirono e si dispersero nelle campagne circostanti.

Ancora oggi pare che le popolazioni locali, specialmente la notte, sentano boati e versi orripilani provenire dalla montagna e dalle sponde del lago, accreditando quella che i più ritengono essere una semplice leggenda.

Ma a conferire un alone di veridicità a quanto tramandato dalle genti nel corso dei secoli vi è il ritrovamento, nelle acque del lago, di un enorme scheletro, pare sia proprio quello di un drago, tuttora custodito all’interno della chiesa dell’Isola che, come avrete facilmente intuito, deriva il nome proprio dal santo che la liberò.